Del termine “freelance“, quello che più amo è la libertà, l’essere “free” e dipendere esclusivamente da me stessa. Certo, ci sono alcuni risvolti negativi di cui nessuno parla e che all’inizio avrei invece voluto sapere. Ecco perché oggi ho deciso di scrivere delle luci ed ombre della vita da freelance.
L’origine del termine freelance
Freelance è l’abbreviazione del termine esteso “Freelance worker“, cioè lavoratori indipendenti. Free-lance però, storicamente, era anche legato al significato di “lancia libera” che indicava una persona singola che offriva i propri servizi al miglior offerente, senza essere legato ad un particolare signore. In parole povere, i freelance erano mercenari e soldati di ventura.
Sembra infatti che nel romanzo “Ivanhoe” di Walter Scott, sia presente il termine utilizzato per la prima volta e che successivamente “freelance” sia stato ufficialmente inserito all’interno dell’Oxford English Dictionary nel 1903.
Chi è il freelance oggi?
Quando mi chiedono cosa voglia dire essere freelance rispondo “essere libera professionista”. Noi freelance abbiamo la partita IVA, siamo ditte individuali e, come si faceva storicamente, continuiamo ad offrire i nostri servizi a diversi clienti, senza avere un legame con uno solo in particolare.
C’è però una sottile differenza tra freelance e libera professione (il mio commercialista del cuore, che è all’ascolto mi corregga, se sbaglio!): solitamente nel secondo caso ci si iscrive ad un albo professionale. I freelance, al contrario, non hanno obbligo di iscrizione.
La vita freelance è da capire, da provare, da maneggiare con le proprie mani e da costruire su di sé. Come anticipavo, tante cose avrei voluto saperle prima e sicuramente avrei evitato tanto stress, alcuni errori e scivoloni.
Le luci di un freelance
Tutto dipende da te. Puoi godere di ogni piccolo risultato e di tutte le volte che crescerai perché sarà esclusivamente merito tuo. E questa, è una grandissima soddisfazione.
Il rovescio della medaglia, sono gli insuccessi che, esattamente come i successi, arriveranno. Anzi, forse anche prima dei successi. Ti spiego perché però non sono da considerare all’interno del panorama “ombre della vita di un freelance”. In Italia non abbiamo ancora acquisito quella che in psicologia viene definita come mentalità “antifragile” e della quale ne ha ampiamente parlato nei suoi saggi Nassim Nicholas Taleb.
Se normalmente l’insuccesso viene associato al fallimento, con la mentalità antifragile l’insuccesso si trasforma in esperienza. Quel “fallimento” sarà quindi un momento di formazione che mi permette di imparare, migliorare e di non replicare gli stessi errori commessi. Acquisendo questa mentalità sei quindi portata a pensare che ogni cosa che accade non ti porta a fallire, ma ti rende migliore.
Un altro aspetto positivo della vita da freelance, è l’assenza di datori di lavoro ai quali chiedere permessi o ferie. Si è (potenzialmente, e dopo ti spiego perché) libere di prendersi una giornata di pausa in qualsiasi momento dell’anno, di staccare la spina per un mese o anche soltanto per qualche ora.
Allo stesso modo, oltre ad avere la libertà del tempo, si ha la libertà del dove. Essere freelance significa poter lavorare ovunque si voglia.
Io in questi anni, ad esempio, ho lavorato in diverse situazioni: da casa, o con i piedi a mollo in una piscina, oppure sdraiata sul divano davanti al caminetto, in un parco, in una serie indecifrata di caffè italiani e parigini, in auto, in camper, in ufficio, presso un coworking, con le mie bimbe piccole accanto, con una della gatte sopra alle gambe, dalla nonna mentre prendevo il caffè con lei.
Essere freelance è libertà di fare, creare ed esprimersi.
Le ombre della vita da freelance
Passiamo ora agli aspetti negativi.
Lavorare in proprio vuol anche dire che quando non si lavora, non c’è nessuno che lo faccia al tuo posto.
Per questo motivo, alle donne libere professioniste che sono in dolce attesa, sono riconosciuti 5 mesi di maternità obbligatoria pagata al 80% del fatturato dell’anno precedente ma senza obbligo di interrompere l’attività lavorativa. Il motivo è semplice: quanti clienti sarebbero disposti ad aspettare una traduzione per 5 mesi? Nessuno. E quanti clienti troveremmo se sparissimo dal mercato per 5 mesi? Ancora meno di nessuno.
Non esistono però tutele come permessi, ferie, 104… La mattina in cui ti alzi con l’influenza intestinale e devi consegnare un lavoro, ti tocca lavorare.
Si è però potenzialmente libere di prendersi ferie senza chiedere permessi a nessuno. Questo è quello a cui accennavo prima, nei punti di “luce“. Attenzione, perché i clienti vanno avvisati ed è necessaria un’organizzazione con i fiocchi per assicurarsi di consegnare tutti i lavori in tempo o di non lasciare alcun cliente in attesa di una risposta.
Sostanzialmente le ferie da freelance comportano un triplo lavoro nei giorni precedenti.
Una freelance lavora in solitaria e non esistono colleghi con i quali condividere la propria quotidianità. Questo aspetto può piacere o meno… sicuramente è qualcosa che io consiglio di testare, perché può piacere o meno.
Personalmente, dopo un primo periodo passato a lavorare da casa (tra l’altro in fase di lockdown), ho capito che la solitudine lavorativa non faceva per me.
Ogni giorno ho necessità di svegliarmi presto, di truccarmi, cambiarmi e di andare in ufficio.
In soccorso delle freelance che come me non amano lavorare da casa e senza relazioni sociali, sono arrivati fortunatamente i coworking. Io ne ho trovato uno splendido vicino a casa, condiviso con ragazzi e ragazze della mia età, di professioni diverse, e con i quali condivido pause caffè e pranzi. Con piccoli momenti di pausa mi sono resa conto di riuscire ad essere molto più operativa rispetto ad un lavoro non-stop, tutto il giorno.
In conclusione, le luci ed ombre della vita da freelance si bilanciano bene.
Ti stai forse chiedendo se sceglierei ancora la vita da freelance?
Certo! Perché a conti fatti, gli aspetti positivi che numericamente si pareggiano con quelli negativi, hanno un valore intrinseco enorme.
- Ogni giorno si impara qualcosa, ci si mette in gioco e si alza l’asticella dei propri limiti
- Sei libera. Libera di fare ciò che vuoi, dove vuoi con chi vuoi, quando vuoi
- Ti arricchisci di conoscenze, perché lavorare per un cliente che vende cancellate vuol dire formarsi sull’argomento, come quando mi sono trovata di fronte alla traduzione di un corso formativo per una società di scommesse, con sedi in Marocco, e ho dovuto studiare quali fossero le regole di quel Paese relative al gioco d’azzardo
- Guadagni relazioni sociali. Sia numeriche, per via della quantità astronomica delle persone con le quali vieni in contatto che a livello qualitativo. Impari a rapportarti con chiunque e a capire meglio chi hai davanti
Il mio consiglio, se stai pensando di intraprendere questa vita, è quello di informarsi, parlare con altri freelance, non avere paura di chiedere nulla. Se è questo il caso, puoi scrivermi qui. Sarò ben contenta di confrontarmi con te su questo brillante percorso!