Esistono tanti luoghi comuni e stereotipi che girano intorno alla figura del traduttore. Ci vedi con gli occhiali, a lavorare chini sulla scrivania sommersi da libri e dizionari? Ecco quali sono le 10 cose che non sai dell’essere traduttrice!
1. Lavoriamo “per ieri”
Sono sempre tante le richieste di traduzione che ricevo con consegna entro un’ora o, come ormai si usa dire “per ieri”. Cosa che, se ci si pensa, neanche Amazon… Ogni volta cerco di far presente che al pari di un idraulico, dal quale non ci si aspetta che entro un’ora cambi un termosifone, non si può pretendere lo stesso da un traduttore. Nonostante ciò, ci si trova a lavorare sull’ultimo momento facendo di tutto per rispettare la scadenza nella speranza che la volta successiva il cliente abbia capito e arrivi con un po’ di anticipo (utopia?!). Tra l’altro, lo sai che proprio per questo, ho avviato un servizio di traduzione fast?
2. Non sono un juke box di parolacce
Quando si scopre che parlo 5 lingue, mi viene subito chiesto di tradurre qualche frase imbarazzante o parolaccia. Una modalità in stile “juke box”: metti la monetina, selezioni la parolaccia da tradurre, la lingua straniera e via… Grasse risate.
Comunque, “cerco il gatto” (Ich suche die Katze) non fa più ridere, dai. Troviamo una nuova frase! 🙂
3. Google Translate: ahia
Ogni volta che qualcuno cita “Google translate”, un traduttore, da qualche parte, muore. Nel punto seguente però mi spiego meglio. Devo solo riprendermi dallo svenimento.
4. I traduttori, con l’avvento dei traduttori automatici, non hanno futuro
Quello che forse non si sa è che i traduttori, io per prima, consigliano l’utilizzo dei traduttori automatici (non quello al punto 3, please). Questi sono strumenti da utilizzare in emergenza, per comunicazioni rapide, informali e non professionali. In realtà, i traduttori automatici che sembrano essere così tecnologicamente avanzati, hanno però un minuscolo difetto: non sono umani e, di conseguenza, non riescono ad interpretare il contesto di una traduzione.
Ecco perché esiste il cosiddetto post-editing, cioè il controllo fatto sulla traduzione automatica da parte del caro traduttore umano. Ecco perché il mestiere del traduttore non sparirà. Potrebbe, semmai, subire una trasformazione ma difficilmente scomparire.
5. La parola è una straordinaria unità di misura
Su cosa mi baso per preparare un preventivo di una traduzione? Non misuro l’altezza del testo, non uso nessuna bacchetta magica e non vado a sentimento. Stimo la lunghezza ed il costo della traduzione calcolando le parole, o al massimo le cartelle (che corrisponde circa a 250 parole). Per questo motivo chiedo sempre di visionare il testo da tradurre prima di elaborare un preventivo dettagliato.
E se il testo non esistesse e fosse da creare ex novo? Don’t worry… conosco una bravissima copywriter 😉
6. Non siamo tuttologi
Non posso tradurre qualsiasi tipo di testo e documento. Sono specializzata in enogastronomia, marketing, turismo, siti web & e-commerce. Non traduco testi medici, manuali meccanici, o videogame perché non saprei da che parte girarmi.
Immagina un testo medico in italiano. Sapresti spiegare, in italiano, cos’è una “atelettasia”? Sai cos’è un First Person Shooter? Se non ti intendi di medicina o di videogiochi, probabilmente no e di certo non è possibile farlo in una lingua straniera.
7. Siamo quelli con i due schermi
Per poter tradurre servono due schermi. Su uno si visualizza il testo della lingua di partenza e sull’altro la lingua di arrivo, anche detta target. Certo, si può lavorare con uno solo tenendo presente che dopo ore passate a guardare migliaia di parole da una parte e dall’altra, il rischio è quello di ritrovarsi a fine giornata con gli occhi gonfi, che bruciano, lacrimano e dipendenti dal collirio. Un bellissimo spettacolo, insomma.
8. I traduttori hanno un simbolo riconoscibilissimo: la tazza da tè o da caffè
Tutti noi traduttori ne abbiamo una accanto mentre lavoriamo. Siamo dipendenti da queste bevande che ci accompagnano lungo tutta la giornata di lavoro. Per me è un rito che segna l’inizio del lavoro di traduzione. Cambio la tazza a seconda del mio umore, e allo stesso modo il contenuto passando da tè al caffè a tutta una serie di squisite tisane (e sul mio profilo Instagram, se guardi la sezione “a cup of me” per vedere cosa intendo!).
9. CAT non è un animale ma un software
Questa è forse la parte più curiosa delle 10 cose che non sai dell’essere traduttrice. Esistono programmi che aiutano a tenere traccia della traduzione, soprattutto quando si tratta di grandi documenti da tradurre. Si chiamano CAT tool, e non fanno “miao”. È l’acronimo di Computer-Assisted Translation e ce ne sono diversi, sia gratuiti che a pagamento. Un super aiutante per la traduzione e un ottimo esempio di come traduttore umano e traduzione assistita riescono a collaborare.
10. Non abbiamo paura di collaborare
Rimanendo sul tema della collaborazione, quando c’è necessità di una traduzione in russo, portoghese, cinese o altra lingua che non conosco, si mette in moto il bellissimo mondo dei traduttori che non ha timore di condividere lavori e progetti. Un po’ come una squadra unita di supereroi (gli Avengers della traduzione!), dove ogni traduttore ha un super potere diverso, lingua straniera e specializzazione differente.
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