Cosa è successo nell’ambito della traduzione in questi mesi di pandemia?
Questo settore ha forse subito, come purtroppo altri, una battuta d’arresto?
In gran parte no. Molte agenzie di traduzione e traduttori freelance, con grande flessibilità e celerità, si sono organizzati per il lavoro in smartworking e messi a disposizione per l’emergenza. Le lingue straniere, infatti, hanno dimostrato anche in quest’occasione di essere di fondamentale supporto per diffondere informazioni corrette, comunicati stampa e nuove norme anche all’interno di una stessa nazione.
Provate a pensare in quante lingue sono stati tradotti i tanti decreti del Ministero Italiano. Immaginiamo in Paesi come gli Stati Uniti dove la percentuale di etnie è veramente altissima.
Alcuni colleghi traduttori (agenzie e freelancer) si sono mossi anche per l’impegno sociale nell’offrirsi in questo momento di difficoltà mondiale e per poter essere di supporto a servizi pubblici, istituzioni e organizzazioni mondiali.
Noi traduttori siamo in parte avvantaggiati in queste situazioni e abbiamo per nostra indole ed esperienza professionale, un’ottima predisposizione al cambiamento. Già lo studio stesso di una lingua, la sua elaborazione, i tanti collaboratori che quotidianamente lavorano da sempre in smartworking, hanno abituato il settore della traduzione ad avere un’elevata reattività e a poter reagire più facilmente di altri settori che invece sono costretti ad un’attività spesso “immobile”, legata ad un particolare luogo, e a dover sottostare alle giuste, seppur dure, regole della quarantena.
Traduttori di cinese sparsi per il globo sono arrivati in soccorso di quelle agenzie che, quasi cinque settimane prima di noi, hanno visto la chiusura totale del loro posto di lavoro e l’inizio della quarantena. E così per tanti altri traduttori di ogni lingua. Si è così intensificata e solidificata la rete di traduzione in diversi Paesi.
Se da un lato come causa di questa pandemia, si può incolpare lo spostamento continuo di persone nel mondo, dall’altro è si può pensare che è proprio questa connessione che ci può salvare: lo scambio di esperienze, la condivisione di compiti, di successi ed insuccessi, il poter arrivare in soccorso dove le risorse mancano, sono tutti fattori che non bisognerebbe dimenticare. In epoca di Covid-19 e anche in futuro. Speriamo di non dimenticarci davvero quello che questi mesi ci hanno tolto, ci hanno insegnato e di poter tornare ancora più carichi (e saggi) rispetto a prima!