Qualche giorno fa una collega, insegnante d’inglese, ha chiesto sui social ai suoi follower se durante una conversazione in lingua straniera cercassero di conservare il proprio accento. O meglio tentare di nasconderlo per sembrare quanto più possibile madrelingua?
A fine sondaggio la maggioranza aveva votato la prima opzione. E a me è spiaciuto molto leggere quella risposta, o meglio, non ne capivo davvero il motivo.
In realtà, per anni mi sono allineata a questo pensiero. Per diverso tempo ho provato una sensazione di inadeguatezza nel sentire che la mia voce, in lingua straniera, non risultava del tutto sciolta e naturale come quella di un madrelingua. Poi, ad un certo punto, ho cambiato idea. Ed oggi, quando con i miei corsisti tratto l’argomento del “blocco linguistico” parlo anche della conservazione del proprio accento.
Quando si parla una lingua straniera l’accento diventa una ricchezza o qualcosa da nascondere?
L’inflessione linguistica di ognuno di noi è una ricchezza.
Faccio un esempio, anche se si tratta della lingua italiana. Nella mia zona c’è l’abitudine di parlare delle persone aggiungendo l’articolo determinativo davanti al nome. “Hai parlato con LA Eleonora?”. “Ieri ho visto IL Francesco…”.
Ricordo che quando ero all’università a Torino alcuni miei compagni di corso scherzavano moltissimo su questa mia abitudine, al punto da prepararmi una bellissima (e buonissima) torta di compleanno con la scritta “Tanti auguri La Ele”. Anzi, se devo essere precisa la torta l’ha fatta la mia compagna di corso Paola di Torino. L’ho adorata, davvero e ancora oggi quando ho ritrovato la fotografia mi ha fatto sorridere. La trovi qui sotto 🙂
Bando alle mie solite divagazioni da “mio caro diario”, torniamo al discorso prettamente linguistico. La mia abitudine nell’aggiungere l’articolo seguito dal nome proprio era diventata una caratteristica che, ancora oggi, mi fa riconoscere e distinguere dagli altri amici di quel gruppo universitario.
Parlare correttamente: vincono le regole grammaticali o l’inflessione linguistica da madrelingua?
Allo stesso modo lo fanno gli accenti regionali nella lingua italiana, così come nella lingua straniera. Ogni accento è sintomo di ricchezza e porta con sé un bagaglio storico e geografico. Spesso si pensa, a mio parere erroneamente, che non avere accento voglia dire parlare correttamente una lingua. In realtà per esprimersi correttamente e farsi capire basta sapere come applicare le regole grammaticali, avere una pronuncia corretta, sapere come utilizzare determinate espressioni, in che modo rispondere alle domande e arrivare a sostenere un dialogo quotidiano senza troppi timori.
L’accento non c’entra proprio nulla, anzi. Perché dovremmo cercare di azzerare il nostro essere italiani o di un’altra nazionalità, nel parlare inglese, francese, spagnolo o un’altra lingua? Eccezione fatta per chi ha la fortuna di nascere e crescere bilingue (grandissima fortuna!), non capisco la ragione di provare vergogna nell’esprimersi in una lingua straniera mostrando il proprio accento.
Dimostrare di essere di una nazionalità differente, di madrelingua diversa e, nonostante ciò, da aver studiato tanto da raggiungere un ottimo se non eccellente livello linguistico esprimendosi con scioltezza, è bello!
Mostriamo le nostre differenze. La diversità è qualcosa di unico che non dovremmo nascondere, bensì un valore di cui andarne fieri.
Ti vergogni a parlare una lingua per via del tuo accento? Credi che sia meglio sembrare quanto più possibile madrelingua? Fammi sapere cosa ne pensi 🙂
Se vuoi saperne di più sui miei corsi di lingua a questo link trovi tutte le informazioni!
Sono d’accordissimo! Io studiai a Urbino e il mio accento regionale si sentiva eccome! Ero l’unica di Biella con quella “e” aperta! L’accento regionale, un modo di dire , può essere una caratteristica unica e personale! Viva le diversità! Se grammatica è corretta, io,mi accontenterei anche di una pronuncia non perfetta!
la penso anche io come te Silvia 🙂 sai che noia se fossimo tutti uniformati nell’accento e in una pronuncia perfetta senza inflessioni? A me gli americani che amano mangiare gli “spagheri” fanno sorridere e li trovo carinissimi… quindi non vergogniamoci delle nostre inflessioni. E comunque, io, continuo ad usare gli articoli davanti ai nomi 😀