Se c’è una cosa che non molti sanno è che spesso mi rifugio nella scrittura. Scrivere è un’attività che mi rilassa. Lei, la nonna Maria, lo sapeva bene. Quando mi vedeva concentrata per delle mezz’ore al pc, a battere i tasti senza fermarmi, leggeva le mie espressioni in volto e mi chiedeva “vuoi un caffè”? Poi assieme al caffè arrivava sempre la “cioccolatina”, il kinder, che lei puntualmente non mancava mai di comprare. Era il mio speciale momento caffè da freelance con la nonna Maria.
L’attività da freelance l’ho iniziata proprio al suo fianco. Lei, nonostante la sua età ed un trascorso di vita molto diverso da quello che abbiamo noi millennial, è stata una delle prime a sostenermi quando le ho detto che avrei lasciato il lavoro da dipendente per aprire la partita IVA e avviare l’attività da traduttrice freelance, da zero. Mi ha stupita tantissimo ma nel suo sguardo ho riletto tutte le volte che mi ha raccontato di essere caduta per scelte errate ed essersi rialzata.
Detestavo stare a casa a lavorare, così, la mattina presto mi preparavo con pc al seguito e andavo dalla nonna, fino a sera. Insieme abbiamo fatto preventivi, pause caffè, pranzi, chiacchierate, confidenze. Ho passato dei momenti magnifici e tantissime volte ho pensato che lavorare così, facendo qualcosa che mi rispecchiava così profondamente, accanto a lei fosse una fortuna immensa. Poi, a me si sono aggiunte prima Ginny e poi Giorgia e le pause caffè sono diventate una pausa biberon, per loro, e caffè per noi. Le mie call lavorative erano un momento per la nonna Maria di appartarsi con loro, cantando, inventando dei giochini improvvisati con un portatovagliolo e un cordino per divertirle. Non aveva mai bisogno che le chiedessi una mano. Lei sapeva esattamente di cosa avevo bisogno e quando, senza chiedere. E allo stesso modo, non chiedeva ma non mancava mai di dimostrare gratitudine per quei momenti assieme o per gesti semplici. Come quando Ginny, con le sue manine, le porgeva la tazzina del caffè ed il cucchiaino.
E sempre senza dire nulla la nonna se n’è andata così, senza dar segni di malessere, un’alba di domenica di febbraio. Due giorni prima del mio onomastico, occasione della quale solo lei si ricordava. Ci ha lasciati esattamente come avrebbe voluto, spegnendosi come la fiamma di una candela ancora piena di energia ma con il corpo stanco per i 93 di vissuto sulle spalle.
In questi giorni di preventivi, di traduzione, in cui l’attività che avevo iniziato da freelance è cambiata così tanto, avrei voglia di quelle chiacchiere, condividendo con lei i miei dubbi, difficoltà e non nascondo di faticare a trattenere tutte le emozioni che in questi momenti mi pervadono testa e cuore. Ma mi basta chiudere gli occhi per sentirla più vicina, con la sua mano sulla spalla, a chiedermi se abbia voglia un caffè ed una cioccolatina.
Ti sento sempre qui con me, sei solo nella stanza accanto nonna.